La gestione dei materiali da demolizione nei cantieri edili

Nell’economia domestica quotidianamente ci si trova a dover smaltire i rifiuti. Si sa dove conferire la carta, il vetro, le lattine; il problema nasce quando ci si trova a dover buttare eventuali calcinacci o mattonelle.
Se questo è un problema in una casa, ancor più difficile lo diventa se il contesto è più ampio come quello di un cantiere.

Inerti ma non troppo

Quando in un cantiere si edifica la prima cosa che si fa è scavare, per porre le fondamenta, poi si comincia la costruzione della casa. Se dallo scavo otteniamo della terra questa non è da considerare un rifiuto in quanto la si può riutilizzare nel cantiere stesso per riempire eventuali buche. Il problema si crea quando durante la lavorazione si creano dei laterizi (calcinacci, mattonelle, pezzi di cemento armato e non, tubi di plastica o altro materiale) oppure se per poter costruire si è dovuto radere al suolo una precedente costruzione (si potrebbero trovare resti di eternit, sanitari ed altro). In questo caso non si possono assolutamente riutilizzare i materiali di risulta in quanto potrebbero essere inquinati sia dal lato chimico che da quello microbiologico. Bisogna quindi sapere dove conferirli per non incorrere in sanzioni e cosa più importante per non creare inquinamento.

Possiamo suddividere i rifiuti in 4 categorie:

  • rifiuti da demolizione/costruzione;
  • rifiuti da attività di escavazione;
  •  rifiuti da lavorazione (ad esempio imballaggi);
  • rifiuti riutilizzabili (rubinetterie, travi, radiatori, serramenti ed altro).

Queste categorie possono essere unificate in due gruppi ovvero rifiuti da escavazione e rifiuti da cantiere.

Sarebbe opportuno durante i lavori diversificare al momento le varie tipologie di materiali in modo da poter velocizzare i tempi per lo smaltimento ed eventualmente attuare in tutta sicurezza le procedure per un deposito temporaneo.
Ad esempio, nel caso in cui venissero trovati in sede di escavazione parti di cemento amianto, occorrerebbe chiamare ditte specializzate in tali materiali e, nell’attesa, ricoprirle al fine di evitarne la diffusione in aria.
Per lo stesso motivo nel caso in cui il terreno fosse intriso di sostanze inquinanti bisognerebbe stoccarlo separatamente e non riutilizzarlo; tale comportamento è disciplinato dalla legge.

Normativa per conferimento e trasporto

I materiali non pericolosi classificati col codice 17XXXX non vanno annotati o documentati, gli altri invece vanno classificati al momento del ritrovamento/produzione e al successivo momento della consegna al fine di verificarne il totale conferimento.
Il modello di registro va conservato cinque anni ed entro il 30 aprile l’azienda produttrice dei rifiuti pericolosi deve consegnare il certificato denominato MUD alla Camera di Commercio sita nella provincia della sede dell’Unità Locale.
Anche il trasporto è disciplinato da delle norme per cui il conferente deve compilare un modulo di trasporto. Il produttore può essere iscritto come trasportatore di rifiuti, nel caso non lo fosse, deve accertarsi che chi lo svolge abbia i permessi in regola. Stesso discorso per l’impianto di consegna e scarico, deve rispettare le norme ed essere autorizzato al ricevimento.
Riassumendo si compila il modulo DM 145/1998, lo si vidima, autonomamente o per conto terzi (in regola) si conferisce in un luogo autorizzato.
Lo stesso discorso vale anche per il recupero dei materiali riutilizzabili. Vanno separati in sede, portati per tipologia al recupero in un impianto a norma (DM 5/2/1998 e successive integrazioni). Il personale addetto alla separazione e al trattamento deve essere sempre aggiornato, istruito e deve sempre prestare attenzione a che non vi siano differenze quantitative/qualitative tra lo smistamento ed il conferimento.
Per i materiali da escavazione occorre prestare attenzione al fatto che allo scarico essi non vadano a disturbare l’ecosistema del luogo di destinazione, controllare che non vi siano inquinanti e che non siano di pericolo per la salute.

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